Stazione Centro. I segni della Contemporaneità
Si inaugura venerdì 11 maggio alle ore 18.00 presso lo SpazioEventArt, via Petrarca, 36 Pergine (TN) la mostra del Gruppo SEDNA “Stazione Centro. I segni della Contemporaneità”, che resterà aperta al pubblico fino al 26 maggio 2012, con orario da mercoledì a sabato ore 16-19. Finissage 26 maggio ore 20:30 “Délicatesse de Moules”. Performance di Barbara Capello e Milena Pedrollo, presso lo SpazioEventArt, via Petrarca, 36 Pergine (TN)- www.spazioeventart.com Un treno che ha scelto di percorrere una lunga strada in salita e durante le varie fermate si è impegnato ad accrescere il numero dei suoi vagoni, così si presenta il Gruppo SEDNA a questo nuovo appuntamento sui segni della contemporaneità a Pergine (TN) . Per chi non lo conoscesse ancora, SEDNA è un gruppo qui rappresentato da nove artisti diversi per stile e formazione, ma fortemente motivati, che si riconoscono in un “pensiero unificante” che si può definire come “una comune ricerca linguistica, all’interno della quale la parola e il linguaggio sono affidati all’uso del colore e di supporti di ogni tipo, assunti a determinare e costruire l’individualità del singolo”. Nelle loro opere il colore ha assunto “valenze” che si sono sostituite “alla forma”, la loro sperimentazione di materiali diversi e più attuali si presta al superamento della pittura o alla forma tradizionale del quadro, e non procedono seguendo la ricerca spesso ossessiva di un “nuovo” tout court, né facendo propria la visione tipicamente borghese di un’arte da tempo superata, che si è distinta per aver adottato come segno significante il taglio od ogni altra forma di violenza contro la tela o l’installazione da licenziare. Il rischio sarebbe stato quello di ripetere azioni trasgressive eclatanti, semplicemente borghesi e autoreferenziali. SEDNA va invece contro la logica del mercato; la ricerca dei suoi artisti è sicuramente “anti” o “non allineata”, impegnata piuttosto a praticare i meccanismi dell’analogia universale, perché ciò che conta non è la forma, l’involucro esteriore, ma il contenuto, ovvero il progetto e un pensiero forte. Due sono i sedimenti di tale pensiero che contraddistinguono il “fare arte” dei suoi artisti: l’impiego dei mezzi linguistici utilizzati nell’atto comunicativo, in un processo di astrazione del dato reale, al fine di realizzare una vera opera d’arte, e l’ampliamento della propria sfera d’indagine al rapporto arte-società, alla funzione dell’arte pura, alla ricerca della valenza comunicativa del colore, degli assembramenti materici e scenici, e del linguaggio del corpo, alla ricerca di senso di un intero processo. Si tratta di fondamenti sostanziali, affidati alla contemporaneità dell’atto comunicativo, piuttosto che a un atto creativo, poiché nulla viene lasciato all’ispirazione, ma è architettato e costruito dentro un progetto e dietro un pensiero. Concetti, questi, condivisi e sostenuti anche dal critico d’arte Maurizio Scudiero. I segni che vivono nelle opere della mostra non sono segni gessati, seriali e facilmente riconoscibili, ma segni che vivono e perciò mutevoli, che mettono continuamente a fuoco la loro carica polisemica, in funzione di un nuovo processo e di un diverso e diversamente significante messaggio. Ancora una volta, in nome di una libertà corale di agire per mimesi, l’eterogeneità degli stili si presta a divenire, elemento determinante di una filosofia di vita. Artisti espositori: Paride Bianco, Gabrio Ciampalini, Sylvia Cossich Goodman, Manrico Dell’Agnola, Stelvio Eribisti, Christian Fermo, Milena Pedrollo, Maurizio Piccirillo, Ivano Emilio Zanetti.
Giuliana Donzello
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