ARCHETIPI DELL’INCONSCIO – Gianfranco Meneghello
Comunicato stampa
Si inaugura venerdì 6 maggio 2023, ore 18.00, allo
“Studio Arte Mes3 – Spazio Eventi”, a Livorno, la mostra
“ARCHETIPI DELL’INCONSCIO”
Spazio empirico e sostanza coloristica nelle opere di Gianfranco Meneghello
Un percorso da autodidatta condotto su uno studio puntuale e progressivo dell’arte, delle sue espressioni e
della lettura di tutte le sue forme, ma soprattutto un percorso serio e umile, quanto consolidato nel tempo,
quello di Gianfranco Meneghello, per aver respirato e fatto propri gli insegnamenti di Gianfranco Quaresimin,
pittore, geniale maestro dell’incisione, docente di tecniche dell’incisione formatosi all’Accademia di BBAA di
Venezia.
Dai primi approcci alla predilezione per l’informale della maturità, Meneghello ha connotato il suo cammino
all’interno del flusso della contemporaneità di domande che costituiscono il fulcro del suo fare e sono centrali
del suo essere uomo.
Esiste un compito specifico dell’arte, al di là e al di sopra delle diverse epoche, o delle funzioni che ha assunto
attraverso scuole e movimenti nel corso dei secoli? O nel confronto dell’uomo che l’ha vissuta e la vive come
parte integrante di sé, o, forse, come propria sussistenza?
Il bisogno di esprimersi nasce non tanto dalla necessità di un’energia che richiama il diritto di essere liberata
con azioni e gesti istintivi, quanto da un rapporto profondo con se stesso, con il suo mondo interiore e
poetico, dove a dirlo è il confronto diretto con l’immagine negata perché soggetta per sua stessa natura
all’esegesi, all’essere interpretata, o a degli accostamenti di richiamo che nella pittura di Meneghello
sarebbero decisamente inappropriati e fuori luogo. Il suo fare arte nasce piuttosto dall’espansione di un
“non-elemento” che va ricondotto all’essenza primordiale, agli archetipi dell’inconscio, e che si regge sulla
giusta e necessaria equidistanza fra realtà e casualità.
È dunque un sostanziale dualismo che si legge nell’opera del pittore veneto: l’incanto che nasce
dall’osservare il percorso di Rothko e Sam Francis, cui fa da contraltare il dinamismo emotivo di Pollock,
Hartung o di Vedova, ma anche guardando a Gianquinto o a Music. L’uno si relazione, stimola e si
contrappone all’altro portando alla luce nella loro interpretazione le proprie esigenze vitali; e tali esigenze
convivono in un secondo dualismo che vede nella gestualità, direttamente connessa ai sentimenti, lo stato
emotivo contrapposto alle forze interiori.
Come la parola può sfuggire, pur avendola fatta propria, dice Meneghello, parimenti la gestualità, scaturita
dall’inconscio, prova a liberare un’orma, una traccia priva di corpo, costituita interamente da energia, alla cui
materia l’intuizione associa successivamente elementi condivisibili. Così il dipinto si libera di ogni traccia
espressionista della figurazione e di ogni mitologia naturalistica dello spazio, del legame fra soggetto e
oggetto, ovvero l’artista dal suo quadro, e si fa pura astrazione. Spariscono le persone, le cose e ciò che vibra
è uno spazio empirico, sostanza coloristica che vive della sua stessa espansione.
Gianfranco Meneghello guarda molto a Rothko e dal maestro dell’informale impara a lasciarsi andare
sull’onda dello spirito inconscio.
Il gesto non è progettato ma è un graduale intrecciarsi e raffinarsi delle esperienze nel divenire dell’opera. In
tal senso il segno non è più espressione, ma un prolungamento all’esterno dell’interiorità dell’artista che
cerca l’arte nel turbamento dell’inconscio, così che ogni colore sviluppa il proprio intimo e porta alla massima
intensità la singolarità del proprio timbro. Del resto, cos’è l’inconscio, junghianamente parlando, se non la
sfera dell’arte, la grande riserva delle forze vitali alle quali solo l’arte può attingere?
Non è contemplata in questa mostra la dimensione metafisica di memorie perdute; a parlare è invece il mare
tumultuoso e ribollente dell’essere, origine e causa di ogni spinta all’azione.
In Meneghello il divenire del processo creativo procede in direzione dell’unicità dell’individuo, il suo essere
un “universo” a sé stante nell’intento di salvaguardare la supremazia dell’uomo nella sua unicità in un mondo
sempre più lontano dall’umanità e coinvolto in conflitti distruttivi ereditati dalle guerre passate, o da quella
attuale, nonché dalle politiche espansioniste ed egemoni.
La pennellata larga e intensa diventa carica dirompente dell’azione pittorica, che non è polemica, non
colpisce la realtà (com’è stato per l’espressionismo), ma esplode nel profondo e rivela tutta l’angoscia della
condizione umana e del suo tormentato esistere.
Giuliana Donzello
Critico d’Arte e curatrice della mostra
Vernissage 6 maggio 2023 alle ore 18.00
Le opere saranno visibili allo Studio Arte MeS3 di Livorno, in via Verdi, 40, fino al 19 maggio con il seguente orario:
dal lunedì al sabato, dalle ore 15.30 alle 19.00